certificazione 14001

Certificazione 14001: perché è importante per l’ambiente

La certificazione 14001 raccoglie degli standard qualitativi ambientali alle quali le aziende e le organizzazioni devono conformarsi, per vedersi attribuire tale riconoscimento. In altre parole, l’azienda o l’organizzazione stabilisce di attuare e migliorare un proprio sistema di gestione ambientale, garantendo una conformità alle norme di legge, la gestione ambientale in modo efficace ed efficiente, e consentendo di individuare e pianificare gli interventi di miglioramento attraverso il monitoraggio dei risultati ambientali in materia di territorio.

Nell’iter che consente di diventare una azienda certificata UNI EN ISO 14001 vengono fissate anche le responsabilità specifiche in materia ambientale.

La certificazione, una volta attribuita, sigla l’impegno preso nel definire, applicare e mantenere attive le condizioni che hanno concesso il conseguimento di tale traguardo. Ciò significa che l’azienda è chiamata a rispettare con continuità gli standard e i requisiti imposti.

Vantaggi della certificazione 14001

Il conseguimento di tale certificazione è vantaggioso sotto molti punti di vista.

Tra i vantaggi principali vi è quello per l’ambiente. Attuare un Sistema di Gestione Ambientale significa un utilizzo cosciente delle risorse. La capacità di riconoscere il proprio impatto ambientale permette di applicare strategie coerenti per un minor inquinamento di suolo, aria e acqua. Garantendo così, non solo un operato più consapevole ma anche più sostenibile.

Un altro vantaggio lo possiamo ritrovare nel riflesso che tale certificazione ha sull’immagine aziendale, in considerazione dell’aumentata sensibilità ambientale dell’opinione pubblica. Oltre all’accrescimento del valore che comporta tale riconoscimento, si acquisisce anche maggior autorevolezza nell’ambito del posizionamento sul mercato. La certificazione 14001 infatti, permette di

  • accedere a gare di appalto per le quali tale certificazione è citata come requisito essenziale;
  • abbattimento dei costi ambientali diretti e indiretti;
  • maggior efficienza a livello sia operativo che direttivo, con conseguente risparmio economico.

Infine, e non per importanza, vi è il vantaggio per i clienti. Affidarsi ad un’azienda certificata per le proprie partnership consente di massimizzare gli sforzi in ambito di tutela ambientale.

Del Gruppo Porcarelli, sono dotate della certificazione UNI EN ISO 14001:2015 le società: Porcarelli Gino & CO. (impianti di trattamento rifiuti), Logistica Ambientale (società di servizi) e Ricicla Centro Italia (impianto per la valorizzazione ed il commercio di carta e cartone).

L’efficienza organizzativa portata dalla certificazione dei sistemi di gestione qualità e ambiente deriva anche e soprattutto dal coinvolgimento dei diversi livelli dell’organizzazione nel raggiungimento di un obiettivo comune e dalla standardizzazione di gran parte delle procedure interne.

L’adozione di un sistema di certificazione ambientale è un vero e proprio strumento di gestione e controllo degli impatti negativi sull’ambiente (con opportunità di riduzione degli sprechi energetici e di materie prime) e dei propri obblighi di legge sia in termini di rispetto delle scadenze sia per quanto riguarda il recepimento degli aggiornamenti legislativi. In più, tali sistemi determinano uno stimolo a innovare attraverso l’attivazione di nuovi investimenti per consentire il bene comune partendo dall’ambiente.

intervista unirima

L’importanza degli impianti che riciclano carta e cartone: intervista all’Ing. Francesco Sicilia Direttore Generale di Unirima

Il settore della raccolta e del recupero di carta e cartone è un comparto storico dell’industria green in Italia. Per raccontare l’importanza degli impianti di produzione di materie prime secondarie abbiamo intervistato l’Ing. Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima.

Iniziamo parlando di cosa è UNIRIMA l’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri e dell’importanza di fare Associazionismo in questo settore.

UNIRIMA è un’associazione di categoria autonoma nata dalla fusione di Unionmaceri e Federmacero per dare voce unitaria alle due anime del settore ovvero gli “Impianti di Recupero/ Riciclo carta” e “Commercianti di carta da macero” e rappresentare e tutelare le imprese attive nel settore della raccolta e del recupero, riciclo e commercializzazione della carta da macero. Le principali attività delle imprese associate sono pertanto:

  • la gestione degli impianti di trattamento rifiuti autorizzati alle operazioni di recupero/riciclo per la produzione di carta materia prima – end of waste (c.d. “carta da macero”) ai quali vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti sia dai Comuni che dalle attività commerciali, artigianali, industriali e di servizi;
  • il commercio della “carta da macero”.

La rappresentanza istituzionale è uno strumento fondamentale per porsi come interlocutori credibili nei confronti dei soggetti pubblici e privati per sostenere, promuovere e tutelare le istanze degli associati. L’associazione consente ai rappresentanti delle imprese di essere presenti in ambito nazionale ed internazionale ai più importanti tavoli istituzionali del settore, sia tecnici che politici.

Quale è il ruolo degli impianti che riciclano la carta ed il cartone come Ricicla Centro Italia, l’impianto di Monte Compatri del Gruppo Porcarelli nell’ambito della economia circolare?

Il settore del trattamento dei rifiuti di carta e cartone annovera in Italia circa 600 impianti di recupero/riciclo ai quali vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti dai Comuni e dalle attività economiche. La loro localizzazione è piuttosto capillare ed omogenea, infatti, in termini di rapporto tra il numero di abitanti e quello degli impianti, il dato fra Nord, Centro e Sud è pressoché identico. Il nostro Paese ha superato con dieci anni di anticipo il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici fissato all’85% dalla Comunità Europea da raggiungere entro il 2030. Il valore quest’ultimo che si colloca ben al di sopra della media europea, a dimostrazione di come le imprese italiane del settore siano efficienti. Gli impianti del riciclo della carta, come appunto Ricicla Centro Italia, rappresentano il centro nevralgico dell’economia circolare e producono un vero e proprio valore aggiunto su scala internazionale per il nostro Paese.

Come sta cambiando il vostro settore e quali saranno le prossime sfide che dovrete affrontare?  

Occorre garantire alle imprese la possibilità di innovare, partendo soprattutto da un consistente ammodernamento impiantistico. Si tratta di una condizione irrinunciabile per raggiungere e conseguire gli obiettivi fissati dal Pnrr. Non è inoltre più rinviabile sviluppare una maggiore concorrenza, colmando il divario di competitività che su molti fronti ancora separa l’Italia dal resto d’Europa; occorre, pertanto, intervenire per ridurre le rendite monopolistiche assicurando dinamiche competitive ed agendo sulle criticità connesse alla mancata piena applicazione del principio di concorrenza, che ha un valore cruciale nel settore del recupero e del riciclo. La semplificazione del quadro normativo e amministrativo, la tutela del mercato e gli investimenti nell’innovazione degli impianti di recupero di materia prima secondaria/end of waste dai rifiuti, restano quindi gli obiettivi principali.

Cosa si sente di dire, ai cittadini, agli operatori del settore ed alla classe politica per facilitare le attività di questi impianti che, ricordiamolo, svolgono servizio di pubblica utilità?

Sono necessari percorsi di sensibilizzazione rispetto all’economia circolare, con spazi formativi ad hoc a partire dalle scuole. Si costruiscono così le fondamenta per sviluppare, diffondere e consolidare corretti comportamenti civici e la consapevolezza di come il recupero di materia sia un fattore determinante per l’ambiente e per la nostra economia. Nel complesso, a livello istituzionale e politico, occorre che dalle politiche e dai principi generali si passi a creare condizioni operative che permettano la concreta attuazione delle azioni necessarie alla transizione verso un’economia circolare. Il baricentro di questo processo deve risiedere nella concorrenza, che ha un valore cruciale nel settore della gestione dei rifiuti, nella misura in cui è idonea a garantire adeguati sbocchi di mercato a input produttivi che, realizzati attraverso le attività di recupero e riciclo, possono sostituire input realizzati in materia prima vergine. Questo modello circolare contribuisce a rendere più efficiente l’utilizzo di risorse scarse, garantire competitività e il rispetto degli obiettivi fissati dalle direttive europee.

Dichiarazione ambientale cos'è

Cos’è la Dichiarazione Ambientale di un’attività produttiva?

La Dichiarazione Ambientale comunica l’impatto e gli obiettivi ambientali che ha un’azienda. Tale dichiarazione è definita in base al Regolamento CE 1221/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009, in cui vi è un sistema comunitario di ecogestione e audit denominato EMAS, al quale può aderire volontariamente qualsiasi Organizzazione che intenda valutare e migliorare le sue prestazioni ambientali e comunicarle al pubblico.

Come aderire al regolamento EMAS

L’organizzazione o l’azienda che intende aderire al Regolamento EMAS è tenuta a svolgere i seguenti compiti:

  • Effettuare l’analisi ambientale con la quale viene stabilita la posizione iniziale dell’organizzazione rispetto alle condizioni ambientali;
  • Stabilire la propria politica ambientale cioè gli obiettivi ed i principi generali di azione rispetto all’ambiente, definendo il quadro di riferimento per fissare obiettivi specifici e traguardi;
  • Elaborare il programma ambientale che contiene una descrizione delle misure adottate per raggiungere gli obiettivi specifici ed i traguardi, conseguenti alla politica ambientale;
  • Implementare ed attuare il sistema di gestione ambientale, conforme alla norma ISO 14001, che consente di sviluppare, mettere in atto, realizzare e mantenere la politica ambientale;
  • Effettuare l’auditing, cioè svolgere una valutazione sistematica, periodica, documentata e obiettiva delle prestazioni dell’organizzazione, del sistema di gestione ambientale e dei processi destinati a proteggere l’ambiente;
  • Redigere la Dichiarazione ambientale, rivolta al pubblico, che comprende informazioni relative a:
    • storia del sito;
    • politica ambientale;
    • descrizione delle attività dell’Organizzazione;
    • compendio di dati relativi all’analisi ambientale effettuata sul sito;
    • tutti gli aspetti ambientali rilevanti.

La Dichiarazione ambientale viene sottoposta a validazione da parte di Verificatori accreditati e viene inviata all’Organismo competente, che provvede all’iscrizione del sito nel registro europeo dei siti conformi al regolamento CEE, e autorizza contemporaneamente la pubblicazione della dichiarazione ambientale validata e l’utilizzo del logo.

La Logistica Ambientale, società di servizi del Gruppo, nella scelta di aderire ai Regolamenti Emas CE 1221/2009, UE 1505/2017 e UE 2018/2026, ha confermato l’impegno che l’azienda mette nella salvaguardia dell’ambiente ed il suo contributo per la tutela del patrimonio naturale. Pertanto, in data 10/02/2022 ha redatto la nuova Dichiarazione Ambientale (scoprila cliccando qui). Oltre alla presa in carico delle Migliori Pratiche di Gestione Ambientale (BEMP) promosse con la Decisione 2020/519/UE, l’azienda punta a migliorare le prestazioni nella gestione dei rifiuti in accordo agli altri dettati comunitari, Direttiva 2008/98/CE con in primis i principi di economia circolare in Italia recepiti dai D. Lgs. 116 – 120/2020.

Gruppo Porcarelli

Gruppo Porcarelli e le iniziative per l’ambiente

Le aziende del Gruppo Porcarelli sono presenti con la loro attività in tutta la filiera dell’economia circolare. Dalla raccolta al trasporto fino alla valorizzazione delle materie prime, il Gruppo ha sempre consentito la tracciabilità di tutta la vita del rifiuto.

Oltre al principio cardine “dare valore ai rifiuti”, Gruppo Porcarelli ha implementato l’amore per l’ambiente tramite diverse iniziative:

  • Il progetto Treedom;
  • L’ammodernamento del parco automezzi della Logistica Ambientale;
  • Contribuendo a raggiungere l’obiettivo europeo di riciclaggio di carta e cartone;
  • Il credere fin dall’inizio al CSS, per il recupero dei rifiuti speciali e rifiuti urbani non pericolosi;
  • Implementando negli impianti nuove tecnologie per raggiungere obiettivi ecosostenibili;
  • Impegnandoci in progetti di formazione scolastica per coadiuvare nella formazione i giovani nei progetti green.

Il progetto Treedom

In collaborazione con Treedom abbiamo deciso di restituire all’Ambiente una parte di ciò che, inevitabilmente, con azioni quotidiane gli viene sottratto. Questa foresta nasce dalla volontà di dare un aiuto concreto al nostro Pianeta, sia dal punto di vista ambientale che sociale.

Attualmente abbiamo due foreste: Gruppo Porcarelli e Logistica Ambientale per Henkel.

La prima foresta, Gruppo Porcarelli, è in Guatemala ed è, ad oggi, formata da 500 alberi. Questo numero verrà rigenerato di anno in anno per ridurre le emissioni di CO2, offrire un’alternativa sostenibile alla monocultura e tutelare la biodiversità locale. Oltre al lato ambientale abbiamo pensato anche al lato sociale: stiamo contribuendo, coinvolgendo circa 80 contadine, alla creazione di opportunità non solo alimentari ma anche economiche e sociali delle donne all’interno della comunità.

La seconda foresta, Logistica Ambientale per Henkel, è nata dalla partnership tra le aziende, si trova in Ecuador e ha un numero iniziale di 50 alberi. Attraverso il processo di fotosintesi degli alberi si sottrae naturalmente la Co2 dall’atmosfera, dove questa si accumula a causa di diversi fattori, tra cui l’operato dell’uomo. Ciò per cercare di ovviare alla naturale emissione di Co2 proveniente dalle aziende, con la creazione di una nostra foresta e, da ora, una foresta volta a celebrare l’impegno di Logistica Ambientale ed Henkel.

L’ammodernamento del parco automezzi di Logistica Ambientale

La Logistica Ambientale, società di servizi del Gruppo, si occupa anche del trasporto dei rifiuti. Proprio per la quantità di rifiuti gestiti, 216.500 tonnellate nel 2021, ci occupiamo del continuo ammodernamento del parco automezzi. Utilizzare mezzi di nuova tecnologia a basso rilascio di emissioni aiutano i delicati equilibri ambientali ci rende ancora più sostenibili . Questa è una delle tante propositive iniziative ambientali che ci hanno permesso di raggiungere la medaglia d’oro Ecovadis nel marzo 2022 per Logistica Ambientale.

Il CSS e l’implementazione di nuovi impianti per il raggiungimento di obiettivi ecosostenibili

Il CSS rappresenta una fonte energetica alternativa a basso contenuto di carbonio, meno impattante sIl CSS rappresenta una fonte energetica alternativa a basso contenuto di carbonio, meno impattante sull’ambiente rispetto al carbone, al gas e al petrolio. Una delle attività dell’azienda madre del nostro Gruppo, la Porcarelli Gino & Co., è finalizzata al recupero di materie prime ed alla produzione di Combustibili Solidi Secondari (CSS). Con Eco.Ge.Ri., nel nuovo impianto in partenza a Finale Emilia (MO), ci occuperemo della produzione di CSS di altissima qualità. (Leggi di più sull’impianto cliccando qui).

Obiettivo di riciclo di carta e cartone raggiunto

Nel 2020 il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia è arrivato all’87,3%. L’obiettivo europeo è fissato all’85% al 2035. Possiamo asserire di aver raggiunto tale traguardo anche grazie al nostro impianto.
Oltre 70.000 tonnellate di rifiuti cartacei annualmente vengono valorizzati nel nostro impianto Ricicla Centro Italia attraverso un processo di selezione, cernita e raggruppamento per frazioni merceologicamente similari, ottenendo materie prime secondarie da destinare alle cartiere nazionali ed estere per la produzione di nuova carta.

Progetti di formazione scolastica

Tutto il Gruppo partecipa attivamente alla formazione di studenti per prepararle ad un mondo sostenibile . In basso la foto dei ragazzi che a completamento del Corso di Alta Formazione in Urban Mining ed Economia Circolare per la Produzione di Materie Prime Secondarie organizzato dalla Sapienza Università di Roma hanno visitato il nostro impianto di Ricicla Centro Italia.

end of waste

End of Waste: quando un rifiuto smette di essere tale

La nozione di End of Waste nasce in ambito comunitario con la direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008, direttiva quadro in materia di rifiuti.

Un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto ad un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio, e soddisfi tutti criteri specifici stabiliti dall’art. 6 della direttiva quadro, come modificata dalla Direttiva 2018/851/UE, di seguito riportate:

  • “La sostanza o l’oggetto sono destinati ad essere utilizzati per scopi specifici;
  • Esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
  • La sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
  • L’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

Soddisfatte contestualmente tutte le condizioni, il rifiuto risultante dal processo di recupero non è più tale in quanto è oggettivamente divenuto un prodotto.”

Nel recepire la direttiva 2008/98, nel Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è stata introdotta la disposizione di cui all’art. 184-ter, “Cessazione della qualifica di rifiuto”. Il quale oltre a riportare i punti della direttiva sopra citati, dispone al comma 2 che: “L’operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni.”

In conclusione “la sottoposizione del rifiuto ad un’operazione di recupero affinché possa cessare di essere tale, deve essere intesa quale operazione il cui principale risultato è quello di permettere al rifiuto di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero rimasti utilizzati per assolvere ad una particolare funzione all’interno dell’impianto o nell’economia generale” (Cass. Pen. N. 19211 del 21 aprile 2017).

Normative in materia di end of waste

Negli ultimi due anni sono intervenuti tre significativi interventi legislativi alla materia dell’End of Waste:

  • Il DL Sblocca Cantieri (DL 32/2019 convertito con modificazioni dalla legge 14 giugno 2019 n. 55) che aveva riformato il precedente testo normativo riguardo l’applicazione delle disposizioni normative a cui riferirsi, in attesa dell’emanazione di decreti ministeriali da parte del Ministero dell’Ambiente per la definizione dei criteri da adottarsi per determinare quando un rifiuto poteva cessare dall’essere considerato tale ed acquisire la qualifica di “end of waste”. Inoltre, era sottolineata la possibilità di includere se necessario valori limite per le sostanze inquinanti e tenendo conto di tutti i possibili effetti negativi sull’ambiente della sostanza o dell’oggetto.
  • Il DL Crisi aziendali (DL 101/2019 convertito all’art. 14-bis), in cui:
    • viene sostituito il criterio della “destinazione” con quello del comune utilizzo per scopi specifici;
    • vengono definiti i criteri di valutazione per il rilascio delle autorizzazioni per lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti;
    • vengono definiti i criteri di valutazione delle imprese in possesso di certificazione ambientale;
    • si definiscono i criteri per la ricerca e la sperimentazione;
    • ed infine si delinea l’autorizzazione integrata ambientale – AIA.
  • Il DL Semplificazioni (DL 77/2021) o Decreto Semplificazioni torna in modifica della disciplina dell’End of Waste, sulla cessazione della qualifica di rifiuto apportando una nuova modifica all’art. 184 ter, di seguito elencate:
    • comma 3: in cui si delinea l’obbligatorio e vincolante parere dell’ISPRA o dell’Agenzia regionale di protezione ambientale territorialmente competente al rilascio dell’autorizzazione al recupero dei rifiuti;
    • comma 3-ter: soppressi il secondo e terzo periodo che riguardavano i riferimenti al procedimento di controllo;
    • commi 3-quater e 3-quinquies abrogati. Quest’ultimi riguardavano lo snellimento della procedura per le autorità competenti.

Bonifica siti inquinati

Bonifica dei siti inquinati: decreto “semplificazioni bis”

La bonifica dei siti contaminati è un procedimento complesso, nel quale sono coinvolti aspetti tecnici, normativi, ambientali, economici e sociali. Il ripristino delle aree è una questione legata alla salute umana, alla tutela degli ecosistemi e anche un’opportunità di recupero e valorizzazione di aree degradate. Spesso non è facile né veloce l’applicazione del principio “chi inquina paga” e molte bonifiche si sono trovate ferme per lungo tempo.

Proprio per questo la normativa si è adeguata ad agevolare le attività di bonifica. Infatti, con la legge n.120 dell’11 settembre 2020 (conversione del cosiddetto decreto Semplificazioni) sono stati affrontati alcuni dei temi più urgenti a livello di procedure di bonifica. I temi più complessi, come ad esempio la modifica di allegati tecnici del Testo unico ambientale, sono stati delegati al Governo e quindi al Ministero della Transizione ecologica tramite la Direzione generale risanamento ambientale.

Con questo decreto sono state definite delle procedure per una più rapida esecuzione delle attività di indagine circa lo stato di potenziale contaminazione attraverso una speciale procedura “ristretta”. Ciò ha consentito ai soggetti interessati al riutilizzo e alla valorizzazione dell’area, di presentare congiuntamente sia gli esiti della caratterizzazione sia quelli dell’analisi di rischio. Tra le semplificazioni è presente anche la possibilità di rilasciare il certificato di avvenuta bonifica anche per la sola matrice suolo, per quei casi in cui sia riscontrata l’impossibilità di interferenza con le acque sotterranee.

Decreto Semplificazioni bis del 29 luglio 2021 n. 108

Con l’introduzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato necessario l’inserimento di modifiche normative votate al raggiungimento degli obiettivi poste dal Governo. Ciò si è tradotto nel più recente decreto semplificazioni convertito con la legge 29 luglio 2021, n. 108. Tra le novità di maggior rilievo, ci sono snellimenti procedurali negli iter amministrativi, come la certificazione di avvenuta bonifica anticipata per specifiche matrici ambientali nei casi in cui gli obiettivi per la bonifica del suolo, sottosuolo e materiali di riporto siano raggiunti anticipatamente rispetto a quelli previsti per la falda. Inoltre, sono state introdotte modifiche volte a facilitare la realizzazione di progetti che non dovranno più richiedere la preventiva autorizzazione del Ministero della Transizione ecologica qualora essi non presentino rischi sanitari o ambientali.

Un altro tema, nel quale sono stati fatti molti passi avanti, è quello dei cosiddetti siti orfani, aree da bonificare per le quali il responsabile della contaminazione non è individuabile o non sia possibile imputargli i costi della bonifica. Per incentivare azioni virtuose sono stati stanziati 500 milioni di euro. L’obiettivo è di riqualificare i siti inquinati affinché, oltre ai benefici in termini di tutela del capitale naturale e riduzione degli impatti sulla biodiversità, possano rappresentare una risorsa per lo sviluppo economico favorendo il riuso del suolo e il reinserimento dei siti bonificati nel mercato immobiliare.

L’intervento normativo punta oggi, quindi, a semplificare e ad agevolare le procedure con l’effetto di consentire l’avvio di nuove attività, anche commerciali, mantenendo però al tempo stesso le garanzie esistenti a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Logistica Ambientale, società di servizi del Gruppo Porcarelli, si occupa della bonifica dei siti inquinati. Scopri di più cliccando qui.

trasporto rifiuti roma

Raccolta dei rifiuti: l’Albo Nazionale Gestori Ambientali

La raccolta dei rifiuti è direttamente correlata alla loro corretta gestione. Infatti, le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi e non, devono iscriversi all’Albo Nazionale Gestori Ambientali nelle categorie di loro interesse.

In base all’attività, l’iscrizione all’Albo si articola in categorie, sottocategorie e loro classi; nello specifico parliamo di:

  • Categoria 1 – raccolta e trasporto di rifiuti urbani;
  • Categoria 2bis – produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti, nonché i produttori iniziali di rifiuti pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti trenta chilogrammi o trenta litri al giorno di cui all’articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
  • Categoria 3bis – distributori e installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), trasportatori di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche in nome dei distributori, installatori e gestori dei centri di assistenza tecnica di tali apparecchiature di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e della salute, 8 marzo 2010, n. 65.
  • Categoria 4 – raccolta e trasporto di rifiuti speciali non pericolosi;
  • Categoria 5 – raccolta e trasporto di rifiuti speciali pericolosi;
  • Categoria 6 – imprese che effettuano il solo esercizio dei trasporti transfrontalieri di rifiuti di cui all’articolo 194, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
  • Categoria 7 – operatori logistici presso le stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione, gli scali merci e i porti ai quali, nell’ambito del trasporto intermodale, sono affidati rifiuti in attesa della presa in carico degli stessi da parte dell’impresa ferroviaria o navale o dell’impresa che effettua il successivo trasporto (categoria non ancora attiva)
  • Categoria 8 – intermediazione e commercio di rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi
  • Categoria 9 – bonifica di siti
  • Categoria 10 – bonifica dei beni contenenti amianto

Come riportato dalla sezione apposita dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, l’iscrizione alle categorie 1, 3bis, 4, 5, 8, 9 e 10 va rinnovata ogni cinque anni, mentre la categoria 2bis prevede un rinnovo ogni 10 anni.

Per le sole iscrizioni alle categorie 1, 4, 5, 8, 9 e 10, l’iscrizione è subordinata alla presentazione di idonea garanzia finanziaria, che deve essere prestata per tutta la durata dell’iscrizione all’Albo, a mezzo di fidejussione bancaria o polizza fidejussoria assicurativa.

Requisiti per l’iscrizione all’Albo per la raccolta dei rifiuti

I requisiti necessari per l’iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali sono di carattere generale, morale, tecnico e, per alcune categorie, anche finanziario.

Per quanto riguarda i requisiti generali occorre che i soggetti siano cittadini italiani o cittadini di stato membro UE, domiciliati, residenti ed iscritti al Registro delle Imprese.

I requisiti morali, invece indicano solo soggetti non in stato di fallimento o liquidazione e non in stato di interdizione legale (come pena detentiva per reati ambientali, reclusione non inferiore a 2 anni, in regola con gli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali a favore dei lavoratori).

Infine, i requisiti di idoneità tecnica devono essere dimostrati mediante qualificazione professionale del Responsabile Tecnico, bisogna inoltre avere la disponibilità delle attrezzature tecniche necessarie come i mezzi d’opera e attrezzi, ed infine dare evidenza dell’esecuzione di opere o nello svolgimento di servizi nel settore per il quale è richiesta l’iscrizione.

La domanda di iscrizione per le Categorie 1, 4, 5, 8, 9 e 10, deve essere prodotta secondo quanto indicato nella delibera n. 2 del 22 febbraio 2017 dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

La Logistica Ambientale Srl, società del Gruppo Porcarelli, regolarmente iscritta all’Albo per le seguenti categorie 1o A, 10A D, 3-bis , R.Met , 4 A, 5 D, 8 C, 9 B, esegue servizi di Micro e Macro Raccolta. Dalla gestione di piccoli quantitativi per la raccolta differenziata dei clienti, alla raccolta ed il deposito temporaneo dei rifiuti presso centri commerciali, cantieri edili, strutture pubbliche e private, bonifiche di siti contaminati. Visita il sito LogisticaAmbientale.com per scoprire tutti i nostri servizi.

Progetti faro

Progetti faro di economia circolare

I progetti faro promuovono l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi quali: gli apparecchi elettrici ed elettronici (RAEE, inclusi pannelli fotovoltaici e pale eoliche), l’industria della carta e del cartone, il tessile e le plastiche.

L’avvio dei progetti faro è stato dato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con il D.M. del 6 agosto 2021 recante “Assegnazione delle risorse finanziarie previste per l’attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e ripartizione di traguardi”, stanziando 600 milioni di euro per sostenere il miglioramento della rete di raccolta dei rifiuti. In attuazione di tale normativa, il MITE ha emanato i primi decreti e bandi attuativi del PNRR, tra cui il D.M. 28 settembre 2021 n. 397 e i relativi Avvisi, che definiscono i criteri di selezione per i progetti relativi a raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative “flagship” di economia circolare per le filiere citate precedentemente.

Nel suddetto piano vengono riportati i target europei che bisogna raggiungere:

  • 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
  • 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone;
  • 65% per cento di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”);
  • 100% recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs “.

I destinatari delle risorse sono:

a) le imprese che in via prevalente producono beni (o servizi) o si occupano di trasporto, ivi comprese le imprese artigiane di produzione di beni di cui alla legge 443 del 1985;

b) le imprese che esercitano in via prevalente attività ausiliarie in favore delle imprese di cui alla precedente lettera a).

Quattro linee d’intervento da 150 milioni per i progetti faro

L’attivazione delle 4 linee guida comprendono:

  1. Ammodernamento e ampliamento di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti Raee;
  2. Ammodernamento e ampliamento di nuovi impianti per la gestione di carta e cartone;
  3. Realizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico, chimico, “Plastic Hubs“), compresi i rifiuti di plastica in mare (“Marine Litter”);
  4.  Finanziamento dell’infrastruttura della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post-consumo, in ottica sistemica “Textile Hubs”.

L’Italia e la transizione

Questa transizione rappresenta un’opportunità unica per l’Italia. Nel pianificare e realizzare la transizione, il governo intende assicurarsi che questa avvenga in modo equo e inclusivo, contribuisca a ridurre il divario Nord-Sud, e abbia adeguate politiche di formazione. Vuole valorizzare la filiera italiana nei settori dell’agricoltura e dell’alimentare e migliorare le conoscenze dei cittadini riguardo alle sfide e alle opportunità offerte dalla transizione. In particolare, il Piano vuole favorire la formazione, la divulgazione, e più in generale lo sviluppo di una cultura dell’ambiente che permei tutti i comportamenti della popolazione.

rifiuti raee

Rifiuti Raee: cosa sono e come devono essere smaltiti correttamente

I RAEE sono Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e rappresentano la categoria di rifiuti in più rapito aumento a livello globale. La crescente diffusione degli apparecchi elettronici ed elettronici determina un sempre maggior rischio di abbandono nell’ambiente, con conseguenze di inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua con ripercussioni sulla salute umana.

Radio, televisori, cellulari, tutto ciò che conosciamo come elettrodomestico, grande o piccolo che sia, una volta esausto diviene un RAEE.

Come vengono classificati i rifiuti raee

I RAEE, come specificato dal Centro Coordinamento RAEE, sono classificati in due grandi categorie, a seconda del loro uso. Infatti, possono essere:

  • RAEE Domestici, originati dai nuclei domestici;
  • RAEE Professionali, di origine commerciale, industriale, istituzionale.

La normativa individua 5 raggruppamenti di rifiuti hi-tech nei quali vengono smistati a seconda della loro tipologia e in base alle tecnologie necessarie al loro corretto trattamento:

  • R1 – freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua);
  • R2 – grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, etc…);
  • R3 – tv e monitor;
  • R4 – piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro;
  • R5 – sorgenti luminose.

Nonostante i gravi disagi legati alla pandemia di Covid-19, la raccolta di RAEE nel 2020 ha continuato a crescere. Come riportato nel Rapporto Annuale 2020, i Sistemi Collettivi hanno ritirato e avviato a corretto smaltimento 365.897 tonnellate di RAEE. In crescita del +6,35% rispetto al 2019, che corrisponde a una raccolta pro capite di 6,14 kg. A trainare la crescita sono i volumi di grandi bianchi (R2) che registrano un incremento superiore al 9%, seguiti dai piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) a quasi +8%. Più contenuti gli incrementi per Tv e monitor (R3) e apparecchiature del freddo e della climatizzazione (R1) che si assestano intorno al 4%. In contrazione, invece, la raccolta delle sorgenti luminose (R5) che segna quasi il -6%.

Normativa per la gestione sui rifiuti raee

In Italia la Direttiva Europea 2012/19/EU è stata recepita dal D.Lgs. 49/2014, modificata dalla vigente Direttiva Europea 2018/849, recepita in Italia con il D.Lgs. 118/2020 presente nel Pacchetto Economia Circolare.

Tale D.Lgs. si basa sul principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che sancisce la riduzione degli impatti ambientali negativi derivanti dalla progettazione e dalla produzione delle AEE e dalla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, RAEE.

Le finalità della normativa riguardano e stabiliscono:

  • L’obbligo, per i produttori ed i distributori, di finanziamento al sistema di recupero e riciclo dei prodotti immessi sul mercato (principio della “responsabilità estesa del produttore”);
  • Le misure miranti in via prioritaria a prevenire la produzione di rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) ed inoltre al loro reimpiego, riciclo e ad altre forme di recupero in modo da ridurre il volume dei rifiuti da smaltire.

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rifiuti urbani

I rifiuti urbani: dati dell’Ispra 2021

I rifiuti urbani sono definiti, in base al D.lgs. 116/20, i rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti anche da utenze non domestiche. I dati presentati dall’Ispra lo scorso dicembre, relativi al 2020, sono fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria Covid-19 che ha segnato il contesto socio-economico nazionale. Infatti, le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate.

Nel 2020 la produzione nazionale dei rifiuti si attesta a 28,9 milione di tonnellate. La diminuzione si registra in tutte le macro aree geografiche:

  • nel Centro Italia il calo percentuale più consistente (-5,4%);
  • seguono le regioni settentrionali (-3,4%);
  • e quelle meridionali (-2,6%);

Raccolta differenziata

Un dato molto interessante è stato riscontrato nell’ambito della raccolta differenziata: la percentuale si attesta al 63% della produzione nazionale, con una crescita dell’1,8 punti rispetto al 2019.

Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha, quindi, garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti. Interessante è, inoltre, il dato delle regioni, infatti anche quelle maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.
Le percentuali rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna regione, sono pari al 70,8% per le regioni settentrionali, al 59,2% per quelle del Centro e al 53,6% per le regioni del Mezzogiorno.

In definitiva, il riciclaggio totale comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 54,4% e riguarda le frazioni di:

  • Organico;
  • Carta e cartone;
  • Vetro;
  • Metallo;
  • Plastica;
  • Legno.

Imballaggio e rifiuti da imballaggio

Nel 2020, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’83,7% dell’immesso al consumo, in aumento di oltre tre punti rispetto al 2019. Tutte le frazioni merceologiche presentano un incremento della percentuale, ad eccezione di acciaio e alluminio.
Con le attuali metodologie di calcolo, tutte le frazioni di imballaggi raggiugono gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, ad eccezione della plastica. Per il riciclaggio di tale frazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha inserito tra le proprie missioni il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, prevede fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”.