L’economia circolare, evoluzione di quella lineare, è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
Con l’economia lineare, invece, si estraggono materie prime che vengono trasformate in un prodotto, il quale viene gettato via dopo l’uso, con il principio di: prendi – produci – smaltisci. Tale approccio non è sostenibile nel lungo periodo ed è per questo che il sistema nazionale ed internazionale sta attuando una serie di provvedimenti per passare a quella che viene definita economia circolare. Un concetto che mira ad una maggior sostenibilità ambientale attraverso l’allungamento della vita utile dei prodotti e a un riciclo che re-immetta in produzione le materie prime seconde, ricavate da scarti e rifiuti del primo ciclo produttivo. L’economia circolare, quindi, segue il principio di: ridurre – riutilizzare – riciclare.
Perché è necessaria la transizione verso un’economia circolare?
Ci troviamo di fronte ad un aumento della domanda di materie prime e, allo stesso tempo, ad una scarsità delle risorse: molte delle materie prime e delle risorse essenziali per l’economia sono limitate, ma la popolazione mondiale continua a crescere e di conseguenza aumenta anche la richiesta di tali risorse finite, causando una dipendenza da altri Paesi.
Inoltre, è fondamentale sottolineare l’impatto sul clima: i processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono un grande impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Al momento la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2.
Come specificato nel “Progetto di relazione sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare (2020/2077(INI))”, la transizione verso un’economia più circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui:
- Riduzione della pressione sull’ambiente;
- Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime;
- Aumento della competitività;
- Impulso all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL dello 0,5%);
- Incremento dell’occupazione – si stima che nell’UE, grazie all’economia circolare, potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.
Green Deal Europeo
Il Green Deal europeo è un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’Unione Europea sulla strada di una transizione ecologica con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il pacchetto di azioni che compongono il Green Deal europeo si articola su una strategia ampia e dettagliata che coinvolge settori specifici e macro-aree. Il primo obiettivo è stabilito per il 2030, anno in cui la riduzione delle emissioni di gas serra nell’Unione dovrà essere almeno del 55% rispetto ai livelli registrati nel 1990: si tratta di un obiettivo stabilito giuridicamente per cui, quella di raggiungere la neutralità climatica, non è solo un’intenzione politica ma un vero obbligo giuridico per l’intera Unione.
Il regolamento prevede, infatti, che fino al 2050 il ritmo della riduzione delle emissioni sarà sistematico e cadenzato per garantire prevedibilità nel lungo tempo e una transizione verde efficiente ed equa che indirizzi verso la neutralità climatica.
Per far sì che ciò avvenga, la Commissione prevede di:
- Investire in tecnologie che rispettano l’ambiente;
- Promuovere l’impiego di energie rinnovabili per decarbonizzare il settore energetico;
- Ripristinare gli ecosistemi degradati e allargare sempre di più le aree terrestri e marine protette;
- Ridurre l’uso dei pesticidi;
- Favorire la sostenibilità della produzione alimentare;
- Sostenere l’industria attraverso l’innovazione affinché sia motore di cambiamento e crescita;
- Realizzare prodotti di uso comune con un minor impatto ambientale;
- Incentivare una costruzione edilizia con prestazione energetica efficiente;
- Introdurre forme di trasporto pulite ed economiche.