La produzione del CSS è regolata da vari processi che permettono la corretta commercializzazione dello stesso. Ma quali sono le corrette azioni che un impianto deve eseguire per permettere che tale processo possa avere luogo? Ne parliamo con il Dott. Antonio Covello, Responsabile degli Impianti di Roma di Porcarelli Gino & Co.
- Partiamo dal suo ruolo in Gruppo Porcarelli.
Lavoro con il Gruppo Porcarelli da sei anni e il mio percorso è iniziato all’interno dell’ufficio accettazione. Lo stare in contatto con i vari attori dell’impianto ha reso possibile una continua conoscenza dei rifiuti e dei processi produttivi fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di responsabile dei due impianti di Porcarelli Gino & Co. presenti su Roma.
- Ci può spiegare che cosa è il CSS?
CSS è l’acronimo di Combustibile Solido Secondario, è un tipo di combustibile ottenuto dal trattamento dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi che non possono essere recuperati ulteriormente. Tali materiali vengono utilizzati come componenti nella produzione di CSS che diventa così un combustibile alternativo, in quanto la materia prima utilizzata per la sua produzione è rappresentata da quei rifiuti o scarti di lavorazione industriali altrimenti destinati in discarica o all’inceneritore. Il CSS può essere suddiviso in due principali tipologie che si differiscono per le loro caratteristiche chimico-fisiche e per il loro status giuridico in:
- CSS rifiuto;
- CSS combustibile End of Waste (EoW), che ha perso la qualifica di rifiuto e viene considerato nuovo prodotto.
A seconda della combinazione di alcuni parametri si possono avere 125 tipologie di CSS rifiuto e 18 tipologie di CSS EoW.
- Spesso si tende a chiamare CSS tutto quello che può essere valorizzato energicamente. È così o ci sono diversi processi di lavorazione in base alla distinzione del materiale?
Non è proprio così. Un impianto molto complesso e all’avanguardia come il nostro sottopone il rifiuto a diversi processi di lavorazione interconnessi tra di loro che possono variare in base all’utilizzatore a cui è destinato il CSS e al tipo di CSS che si vuole produrre, avendo come obiettivo primario di recuperare quanta più materia possibile, ridurre al minimo gli scarti da destinare in discarica e allo stesso tempo produrre un CSS con determinate caratteristiche qualitative in modo costante nel tempo.
Il processo di produzione del nostro CSS nel nostro impianto di Roma prevede diverse fasi:
- Cernita manuale e meccanica a terra;
- Triturazione e riduzione dimensionale del materiale;
- Deferrizzazione, attraverso 3 separatori elettromagnetici per il recupero dei materiali ferrosi;
- Doppio processo di vagliatura;
- Separazione gravimetrica mediante separatore balistico;
- Selezione ottica per eliminare materiale non idoneo alla produzione di CSS;
- Selezione ad induzione dei materiali non ferrosi;
- Cernita manuale in cabina per un ulteriore recupero di materia ed eliminazione delle impurezze;
- Doppio processo di raffinazione per adattare la pezzatura in funzione delle tecnologie degli utilizzatori finali;
- Eventuale pressatura.
- Quali sono i sistemi di controllo della qualità del CSS?
Nel nostro impianto di Roma produciamo CSS EoW e due tipologie di CSS rifiuto (un CSS high quality e un CSS low quality). Su tutte le tipologie di CSS si effettuano molteplici controlli:
- Controlli merceologici:
Il CSS non deve contenere determinati materiali quali ad esempio vetro, metalli ferrosi e non, plastiche contenenti elevati valori di cloro che potrebbero causare ostruzioni e danni a parti degli impianti utilizzatori durante il processo produttivo. Su quest’ultimo punto faccio un banale esempio: un materiale plastico, che potrebbe sembrare ottimale per la produzione di CSS per il suo elevato potere calorifico, può non esserlo per la presenza di Polivincloruro (PVC) che ha un altissimo contenuto di cloro. Conoscere il rifiuto da mettere a monte del processo produttivo è la base per la produzione di un buon CSS.
- Controlli dimensionali:
Contiamo diverse tipologie di utilizzatori, ognuno con caratteristiche differenti. Tra le caratteristiche da rispettare vi è quella della dimensione del rifiuto conferito. Nel nostro impianto, lungo la linea di processo per la produzione di CSS, sono presenti due raffinatori in serie a griglie variabili che ci permettono di produrre un CSS di pezzature diverse da 150 mm a 20 mm.
- Controlli qualitativi:
Questi ultimi sono quelli dettati dalla norma di riferimento, la UNI EN ISO 21640:2021 che è andata a sostituire la norma UNI EN 15359:2011. Questi controlli vengono effettuati da personale qualificato di laboratori chimici esterni i quali, mediante analisi chimiche effettuate ad ogni lotto di produzione (massa massima del lotto 1500 Ton), va a ricercare i seguenti parametri:
- PCI (Potere Calorifico Inferiore), indice del valore energetico e quindi economico;
- Contenuto di Cloro, indice del grado di aggressività sugli impianti riceventi;
- Contenuto di Mercurio, indice della rilevanza dell’impatto ambientale.
Inoltre, si va a ricercare il contenuto di umidità e la presenza di alcuni metalli come rame, piombo, cromo etc. Per dare un’idea della mole di controlli che effettuiamo: di media l’impianto produce dalle 100.000 a 120.000 Ton di CSS all’anno che equivalgono ad una media tra i 70 e gli 80 lotti di CSS tutti analizzati singolarmente.
- Sono 11 anni che l’impianto Porcarelli Gino & Co. produce CSS. Come è cambiato il mercato durante questi anni?
Purtroppo, il mercato del CSS EoW stenta a decollare. A poco è valsa l’emanazione del DM del 14 febbraio 2013 n. 22, cosiddetto decreto “Clini”, che ha lo scopo di agevolare l’utilizzo del combustibile da rifiuto nella sua versione più nobile. Basti pensare che fino al 2019 (dati del Comitato di vigilanza e controllo del CSS Combustibile, istituito presso il Ministero della Transizione Ecologica) il tasso di sostituzione dei carburanti tradizionali, come il carbone, con il CSS in Italia è stata prossima allo zero, molto al di sotto delle medie europee che, come riportato da Federbeton, si aggira intorno al 47,7%. Solo nel 2020 in Italia abbiamo osservato un incremento di percentuale che sfiora il 20%, mentre, ad esempio, in Germania si raggiunge quasi il 70%. Tale sostituzione costituisce una spinta significativa alla chiusura di un ciclo di rifiuti sempre più in affanno nel collocare a recupero o smaltimento le frazioni meno nobili, che non trovano spazio sul mercato del riciclo e che invece possono essere trasformate in CSS. Per questi motivi, sempre maggiori quantità di rifiuti vengono esportati all’estero con conseguenze economiche ed ambientali che potrebbero essere risparmiate gestendo gli stessi in maniera efficace nel nostro Paese.
- Il nuovo impianto Eco.Ge.Ri. di Finale Emilia è partito a giugno 2022. Quali innovazioni porterà nella produzione di CSS?
Il nuovo impianto di Eco.Ge.Ri. è il fiore all’occhiello del nostro Gruppo. Abbiamo adottato le migliori tecniche innovative e tecnologie al servizio del settore con un grande obiettivo: migliorare ulteriormente l’efficienza nel recupero di materia dell’impianto, in perfetta sintonia con la gerarchia di rifiuti che prevede ed incentiva il recupero di materia e quello energetico allo smaltimento. Tenendo presente che il nostro impianto di Roma è già al di sopra della media nazionale con una percentuale di recupero superiore al 75%, l’impianto di Eco.Ge.Ri. è in grado di ridurre ulteriormente la percentuale di scarti da conferire in discarica. Riguardo le innovazioni, una delle macchine presenti lungo la linea di produzione, dopo le varie fasi di lavorazione e dopo il processo di raffinazione, è presente un lettore che mediante la spettroscopia NIR (tecnica non distruttiva che consente di analizzare virtualmente più componenti di qualsiasi matrice) ci permette di controllare i principali parametri qualitativi del CSS ovvero:
- contenuto di cloro;
- contenuto di umidità;
- potere calorifico.
Questi processi ci consentono di correggere possibili errori durante il ciclo produttivo, garantendo così uno scarto minimo.
- Cosa direbbe a chi è ancora restio all’utilizzo del CSS in sostituzione al carbon fossile?
La produzione e l’utilizzo del CSS comporta una serie di vantaggi significativi che riguardano anzitutto la salvaguardia del patrimonio ambientale. La generazione e l’utilizzo del combustibile solido secondario riduce:
- il consumo delle risorse ambientali;
- la dipendenza dal combustibile fossile;
- le emissioni di diossido di carbonio;
- le quantità di rifiuti destinati alle discariche.
A questi benefici aggiungiamo quelli di natura economica con risparmio sui costi relativi all’acquisto di combustibile e materie prime. Inoltre, una maggiore sensibilizzazione sul tema della raccolta differenziata e sullo sviluppo di tecnologie per la realizzazione di impianti per il trattamento ed il riciclo dei rifiuti potrebbe essere la chiave di volta per superare il gap sociale creato sul CSS.
Concludo dicendo che in un periodo storico come questo, in cui l’approvvigionamento energetico appare difficoltoso a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, e dove l’Italia si trova a dover cercare nuove risorse per allentare la presa che le forniture russe esercitano sul nostro Paese, tra le possibili soluzioni c’è anche l’utilizzo di maggiori quantità di CSS.